Amedeo Modigliani

Amedeo Modigliani è uno degli artisti più celebri dell’arte novecentesca. La sua figura, affascinante e unica nel contesto artistico dei primi anni del XX secolo, ha fissato in modo indelebile l’immagine romantica e maledetta dell’artista geniale. La sua vita ha assunto, soprattutto dopo la precoce scomparsa, toni leggendari, a metà tra il mito e la realtà.

Modì, come veniva soprannominato con un chiaro riferimento all’aggettivo francese maudit, ovvero “maledetto”, non è stato certo un artista fortunato, per lo meno – se così si può dire -fino al 1920, anno della sua morte; la tubercolosi, la solitudine, l’alcool, la droga e l’essere totalmente incompreso dai più (e soprattutto dai collezionisti) hanno contraddistinto la sua breve vita trascorsa tra Livorno, dove nacque nel 1884, e – in particolare – Parigi, la ville lumière, dove giunse ventiduenne nel 1906.

La caratteristica forse più geniale del Modigliani artista è stata paradossalmente la sua ferma volontà di non prendere parte a nessuna nuova tendenza espressiva. Quelli erano gli anni del Post Impressionismo, dei Fauves, del Cubismo, ma il pittore livornese ne stette, a suo modo, alla larga, prendendo una strada alternativa, unica e personale.

Non che Modigliani non traesse ispirazione da alcuna corrente, anzi. Ma sapeva rielaborarla per perseguire ciò che il suo genio voleva.

Dopo i primi studi pittorici effettuati a Livorno sotto la guida del post-macchiaiolo Guglielmo Micheli, già allievo di Giovanni Fattori, che gli diedero le basi per il disegno dal vero, è prima a Firenze e a Venezia e poi a Parigi che Dedo, come veniva chiamato in Toscana, raggiunse la propria maturità artistica. E’ qui che la sua pittura, osservando nei musei l’arte antica, quella esotica, e studiando artisti come Cezanne e Matisse, comincia ad instradarsi verso quello stile che gli sarà proprio per tutta la vita; l’utilizzazione espressionista del colore, la linea sinuosa, la pennellata costruttiva, l’ovalità dei volti, i loro tratti spesso enigmatici e apparentemente incompleti, tutte caratteristiche che si ritrovano sin dai primi dipinti realizzati a Parigi e commissionati, spesso, dall’amico inseparabile Paul Alexander, un vero e proprio mecenate per gli artisti di quegli anni (Il suonatore di violoncello, L’ebrea, La petite Jeanne…).

Anche quando Modigliani passò alla scultura, nel 1909, riuscì a dare uno stile tutto suo alle proprie opere. In questo caso l’ispirazione venne direttamente dall’arte plastica antica e africana. Dai blocchi di pietra (o talvolta legno) Modì, attraverso la tecnica del levare con martello e scalpello, realizzò cariatidi e volti cuneiformi sviluppati in altezza, con colli gracili, tratti (soprattutto il naso) molto marcati e occhi allungati sempre senza iride, caratteristica che riprenderà successivamente anche in molti dipinti. Del resto lui stesso affermava che “bisogna conoscere l’anima delle persone per ammirarne il volto.”

La parentesi scultorea, durata circa 4 anni e abbandonata per delusione e, forse, a causa dell’avanzare sempre più grave della malattia respiratoria, gli dette nuove idee anche per la pittura.  I ritratti (capolavoro della maturità è la serie dei dipinti che hanno come soggetto l’amata Jeanne Hebuterne) e i nudi (nel 1914 si apre infatti il cosiddetto “periodo dei nudi”) sono sempre basati sull’incredibile capacità disegnatoria che gli serviva anche per sopravvivere e realizzare nei bistrot i famosi dessins à boire o à manger, ma assumono forme sempre più allungate (in particolare i colli), gli occhi si fanno svuotati dell’iride, la tavolozza vira su toni più bassi come grigi, marroni e verdi bottiglia.  Un crescente antinaturalismo, elegante e raffinato, che dimostra come Amedeo Modigliani ebbe modo di studiare – e in parte apprezzare – il Cubismo dell’amico/nemico Pablo Picasso, fatto testimoniato anche dell’espediente con cui talvolta titolava l’opera direttamente sulla tela con lettere disordinate e cubitali (Ritratto di Max Jacob, Ritratto di Blaise Cendars, Beatrice Hastings…).

Nonostante tutto ciò, Modì non fu mai capito; non ebbe alcun successo in vita e soprattutto ebbe pochissimi amici veri. Alcuni furono acuti collezionisti (tra cui Paul Alexander, Paul Guillame e Leopold Zborowski), altri artisti spesso incompresi come lui (in primis Utrillo e Soutine).

Amedeo Modigliani era simpatico, litigioso, elegante, bello, bravo, permaloso, dolce, generoso, testardo, facilmente deprimibile, orgoglioso, sfortunato, autolesionista e autodistruttivo, incredibilmente geniale.

Ma la sua “fortuna” cominciò purtroppo il giorno della sua morte, quando tutti corsero a comprare quelle opere che fino a poche ore prima non degnavano neanche di uno sguardo.

Un pensiero su “Amedeo Modigliani

  1. La vera storia di Amedeo Modigliani con la sua modella Elvira.

    La Parigi degli artisti, da Picasso a Renoir, da Cézanne a Matisse, la città della Belle Epoque, della mondanità e delle corse dei cavalli, dell’invasione tedesca nella prima guerra mondiale, ma soprattutto la Parigi di Modigliani coi suoi eccessi, la sua creatività, i suoi patimenti e la sua umanità, narrata attraverso la vita rocambolesca di una delle protagoniste di quel periodo, Elvira la Quique, che di Modigliani fu modella e amante. Carlo Valentini, giornalista Rai, propone con “Elvira, la modella di Modigliani” (Graus editore) una biografia-romanzo in cui si ripercorre tutta l’avventura artistica e personale di Amedeo Modigliani, ricostruendo il legame che unì il pittore alla modella di alcuni dei suoi celebri nudi, allo stesso tempo casti e ammiccanti.
    Attraverso Elvira, eroina quasi inconsapevole di una delle stagioni più esaltanti della recente storia artistica europea, l’autore, con stile stringato, quasi da reportage giornalistico, ci conduce nel cuore della Parigi bohemienne, ci fa conoscere i suoi abitanti poi divenuti famosi e ci guida in quelle irripetibili atmosfere in cui si intrecciavano libertà e gioia, frustrazioni e amarezze, illusioni e disillusioni, amori e tradimenti. Si tratta di una riproposizione della vita artistica di Modigliani da un’ottica assai originale che attinge anche a documenti inediti e che conferma come spesso la genialità nel mondo dell’arte venga riconosciuta solo dai posteri, non a caso l’artista morì di stenti mentre l’8 novembre 2006 la casa d’aste Sotheby’s ha aggiudicato a New York un suo quadro per 31 milioni di dollari.

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